Normativa

Le attività commerciali degli Ordini religiosi

In questo articolo desidero approfondire il tema delle attività commerciali degli Ordini religiosi, definendo nello specifico cosa sono e come si sono sviluppate. È un argomento interessante ma molto complesso per il quale mi vengono poste spesso molte domande; il mio obiettivo è quello di introdurre questo tema con chiarezza delineando gli aspetti più importanti che caratterizzano le cosiddette “attività diverse”.


CHE COSA SONO LE ATTIVITÀ COMMERCIALI?

Per poter approfondire il tema delle attività commerciali di Diocesi e Enti religiosi, è anzitutto necessario introdurre un’importante distinzione tra le diverse attività che fanno capo a questi soggetti.

Gli Ordini religiosi devono necessariamente svolgere una o più delle cosiddette attività di religione o culto: si tratta di una delle condizioni essenziali per cui ad essi è riconosciuta dal Ministero dell’Interno la particolare qualifica di ente ecclesiastico;

tant’è che qualora queste attività dovessero venir meno, e con esse anche la finalità di “religione o culto”, tale qualifica può essere revocata con provvedimento del Ministero dell’Interno.

così prevede l’art. 19, c. 2, L. 222/1985, recante “Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia”.

Tanto per citare alcuni esempi di queste attività istituzionali che rientrano nei fini pastorali: esercizio del culto e cura delle anime, formazione del clero e dei religiosi, scopi missionari, catechesi, educazione cristiana.

Parallelamente alle attività di culto, nel corso del tempo se ne sono sviluppate altre, le cosiddette “attività diverse”, vale a dire tutte le altre attività, incluse quelle commerciali o a scopo di lucro. Quest’ultime sono soggette, nel rispetto della struttura e della finalità degli Enti religiosi, alle leggi dello Stato concernenti tali attività e al regime tributario previsto per le medesime. Le attività commerciali degli Enti religiosi sono solitamente attività facenti parte del settore dell’istruzione, dell’educazione e della cultura; parliamo quindi di scuole, asili, ospedali e cliniche private, RSA, case per ferie.


COME SONO NATE LE ATTIVITÀ COMMERCIALI?

Le attività commerciali che fanno capo agli Enti religiosi sono nate, per la maggior parte dei casi, per svolgere attività benefiche e di interesse sociale, quando queste necessità non trovavano risposta dall’apparato pubblico o privato con scopo di lucro. Spesso nascono come opere benefiche per dare sostegno al territorio nel quale si trovano per poi, negli anni, svilupparsi come vere e proprie attività commerciali (scuole materne, scuole elementari e medie, ospedali). Principalmente sono quindi il risultato della risposta ad un bisogno evidenziato dalla realtà locale.

Talvolta, esse possono nascere anche in maniera complementare, sia per supportare l’attività pastorale che per rispondere ai bisogni del territorio offrendo un servizio aggiuntivo. Le case per ferie ne sono l’esempio più lampante. Originariamente esse sono state pensate come luogo ove ospitare durante il periodo estivo bambini e ragazzi frequentanti scuole di Enti religiosi. Il bisogno primario dell’istruzione è stato in questo caso arricchito da un’offerta più ampia per andare incontro ad un’esigenza più sociale.
Un esempio similare è quello delle case di spiritualità; queste strutture sono state pensate appositamente per offrire dei luoghi aggiuntivi di silenzio e preghiera.


LA COMPLESSITÀ DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI

Tutte le attività che fanno capo agli Enti religiosi siano esse di culto o “diverse”, implicano indubbiamente dei costi e dei ricavi.
Pur non avendo l’obbligo da legge di generare un bilancio e un rendiconto annuale, gli Enti religiosi si prendono fortemente a cuore la gestione delle proprie attività commerciali: nella loro mission vi è infatti l’offerta di un servizio di qualità, caratterizzato dal massimo confort e assistenza all’utente che gode di tale servizio. D’altra parte, gli Enti in questione non possono fare a meno di analizzare, controllare e programmare anche i ricavi delle proprie attività. L’obiettivo primario di generare valore sociale, si incontra quindi con la necessità di controllare la gestione delle attività per poter raggiungere il pareggio di bilancio.

Nell’ultimo decennio, l’aumento generale dei costi e delle complessità gestionali, ha portato gli Enti a continuare a produrre servizi generando d’altra parte delle ingenti perdite. Tale situazione purtroppo non è più sostenibile; se prima il pareggio di bilancio veniva considerato un semplice obiettivo, ora è divenuto una priorità imprescindibile.


Come ben potete capire le attività commerciali degli Enti religiosi rivestono un ruolo davvero molto ampio, tanto vasto quanto impegnativo da approfondire. Ci impegneremo a trattarlo in maniera continuativa cercando di fornirvi informazioni sempre più rilevanti ed interessanti. Mi auguro intanto che il mio contributo possa essere in qualche modo utile all’esperienza di ciascuno di voi.

Dott. Marco Bianchini, Consulente Nazionale FIES e Amministratore Turismo & Impresa Sociale

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