Il tema delle attività commerciali degli Enti religiosi, di cui abbiamo recentemente già parlato, necessita indubbiamente di alcuni approfondimenti. In questo articolo il dott. Marco Bianchini dimostra la complessità di queste attività introducendo le principali cause delle difficoltà gestionali degli Enti religiosi e proponendo alcuni spunti per il miglioramento della gestione delle stesse.
LE CAUSE
Oggi per effetto di una serie di fattori, viene identificata una certa difficoltà dei soggetti proprietari e gestori di strutture di proprietà religiosa nel gestire in maniera adeguata le proprie attività economiche.
COMPLESSITÀ NORMATIVA
Le ragioni di tale difficoltà sono da imputare anzitutto ad un evolversi dell’economia, che ha necessariamente implicato l’istituzione di nuove normative molto più ampie di quando sono nate le medesime attività commerciali.
Da parecchi anni, in modo confuso e non sistematico, la normativa italiana ha visto per esempio l’introduzione del pagamento dell’IMU anche per gli immobili la cui proprietà fa capo a Enti ecclesiastici. Tra le altre novità vi è l’obbligo del pareggio di bilancio di gestione nella fornitura dei servizi. A proposito di questo tema tanto importante quanto complesso, proporremo un approfondimento dedicato per illustrare meglio la complessità della normativa applicata al Terzo settore.
DIMINUZIONE DELLE VOCAZIONI
L’aumento costante della complessità economica e normativa, ha visto d’altra parte anche una diminuzione drastica delle vocazioni che sta portando inevitabilmente a un impoverimento del capitale umano degli Ordini religiosi.
Questa causa accentua la complessità delle questioni economiche e finanziarie nella gestione dei propri beni e opere, implicando quasi inevitabilmente la ricerca di collaborazione con tecnici, laici o membri di altri Istituti. Occorre tuttavia evitare due estremi: da una parte di non servirsi di consulenti per non spendere denaro, rischiando di incorrere in problemi legali, economici, fiscali; dall’altra di sperperare il denaro dell’Istituto nelle consulenze, talvolta intraprese senza discernimento, che non sempre si rivelano efficaci.
È bene ricordare che la responsabilità ultima delle decisioni in campo amministrativo, economico, gestionale e finanziario è sempre dell’Istituto e non può essere lasciata a laici o a membri di altri Istituti; i consulenti possono essere di aiuto, ma non possono sostituirsi ai responsabili dell’Istituto.
A tale riguardo:
• gli Entri religiosi devono avvalersi di collaboratori laici nelle aree in cui l’Istituto non è dotato di professionalità specifiche o di competenze tecniche tra i propri membri;
• le relazioni con i professionisti devono essere regolate attraverso contratti chiari e a termine, relativamente ai servizi che vengono forniti;
• per l’Istituto possono essere di grande aiuto commissioni di studio che includono membri di altri Istituti o laici, con un regolamento formale che indichi gli scopi e la durata del servizio dei componenti.
PREVENZIONE E PIANIFICAZIONE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE
Come avrete potuto intendere, questa complessità è dovuta principalmente dall’evolversi dei bisogni del tempo. Anche le attività commerciali degli Enti religiosi devono pertanto mutare assumendo declinazioni diverse a seconda del contesto sociale e culturale in cui si sviluppano.
È necessario, quindi, che ogni Istituto:
• definisca quali opere e attività proseguire, quali eliminare o modificare e su quali nuove frontiere iniziare percorsi di sviluppo e di testimonianza della missione rispondenti ai bisogni di oggi;
• attui procedure che permettano una buona pianificazione delle risorse, prevedendo l’utilizzo di budget e di bilanci preventivi, la realizzazione e la verifica degli scostamenti, il controllo di gestione, la lettura oculata dei bilanci, le verifiche e la rimodulazione dei passi da fare; tali procedure sono indispensabili sia per l’apertura di nuove opere sia per compiere scelte oculate anche in fase di dismissione o alienazione di immobili
• elabori piani pluriennali e proiezioni, in modo da prevenire, per quanto possibile, l’insorgere di problemi o da affrontarli quando essi sono ancora gestibili;
• utilizzi il bilancio preventivo non solo per le opere, ma anche nelle comunità, come strumento di formazione alla dimensione economica, per la crescita di una consapevolezza comune in questo ambito, e di verifica del reale grado di povertà personale e comunitaria;
• avvii appropriati sistemi di monitoraggio per le opere in perdita, metta in atto piani di rientro dal deficit e superi la mentalità assistenzialistica: coprire le perdite di un’opera senza risolvere i problemi gestionali significa dissipare risorse che potrebbero essere utilizzate in altre opere;
• costruisca, se necessario, nuove strutture, che siano agili e facili da gestire, meno onerose nel tempo e, in momenti di difficoltà vocazionale, facilmente cedibili o parzialmente utilizzabili senza alti costi di gestione.
Queste linee orientative hanno l’unico scopo di agevolare l’imprescindibile ruolo degli Enti religiosi. Ci auguriamo che il nostro contributo non possa essere altro che un motivo di nuovo slancio per questi soggetti per continuare la propria missione apostolica. Ci impegniamo infatti a trattare questi temi fornendo un servizio di consulenza continuativo poiché crediamo fortemente nello sviluppo di queste attività.
Dott. Marco Bianchini, Consulente Nazionale FIES e Amministratore Turismo & Impresa Sociale