Non si può allestire un presepe senza il bue e l’asino che, insieme a Maria e a Giuseppe, sono i più vicini al bambino Gesù. Ma cosa rappresentano? Perché sono necessari?
Come ha ricordato Benedetto XVI in una suggestiva riflessione, i due animali non sono presenti solo perché Gesù nasce in una grotta adibita a ricovero per loro, ma perché realizzano, secondo i padri della Chiesa, una profezia del profeta Isaia:
“Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende” Is. 1,3.
“I padri della Chiesa videro in queste parole una profezia che fa riferimento al nuovo popolo di Dio, alla Chiesa composta di giudei e pagani. Davanti a Dio tutti gli uomini, giudei e pagani, erano come buoi ed asini, privi di intelligenza e conoscenza. Ma il Bambino nella mangiatoia ha aperto loro gli occhi, cosicché ora essi riconoscono la voce del proprietario, la voce del loro Signore.” (Benedetto XVI)
Non possiamo non domandarci chi non ha riconosciuto il Bambino?
Nel racconto di Matteo il primo a non riconoscerlo è stato Erode, con lui gli “esperti” delle Scritture e la città di Gerusalemme. Anche oggi c’è un potere e una cultura che vorrebbero annullare addirittura ogni riferimento al Natale, per dominare meglio coscienze e mentalità comune, per omologare, appiattire, togliere ogni segno che invita ad alzare lo sguardo dentro e oltre l’orizzonte materiale della vita.
Ma, dice Isaia, anche “il mio popolo non comprende”: anche noi, pur essendo credenti, possiamo dare per scontata la fede, preparare la festa senza il Festeggiato, in continua agitazione senza trovare uno spazio di silenzio, di preghiera e di esperienza della misericordia di Dio nella confessione, per gustare la gioia e la pace che il Bambino è venuto a portarci.
Chi invece l’ha accolto?
Innanzitutto Maria e Giuseppe, con il loro sì alla proposta di Dio, oltre ai pastori e i magi, con la loro semplicità e povertà di cuore. Come l’asino e il bue, giudei e pagani sono il nuovo popolo di Dio, aperto a tutti i popoli, per portare a tutti la speranza, su cui il cuore si appoggia e i passi del cammino procedono sicuri in una compagnia fedele.
Tocca a noi decidere da che parte stare, nel gesto libero dell’accoglienza nel cuore del Bambino Gesù, e comunque riconoscere che solo così sarà Buon Natale!